A scuola di teatro! Per una pedagogia della sensibilità
“Come mai i teatri sono vuoti? Solo perché il pubblico non ci va! Perché non si istituisce il teatro dell’obbligo?” Questo l’incipit ironico e provocatorio di uno dei cinque sketch comici portati in scena dalla classe 2° L nell’aula magna della sede “T.M. Plauto”. Nato in seno al Laboratorio teatrale del tempo prolungato, lo spettacolo ha avuto come protagonisti una ventina di alunni (veri e propri attori in erba!) che hanno fatto divertire e riflettere l’intero pubblico presente composto da genitori e familiari, insegnanti, personale ATA e la dirigente, tutti molto entusiasti e felici anche del ritorno del teatro nella scuola. Ogni alunno ha collaborato, partecipato e contribuito a suo modo, confermando lo spirito e l’esperienza dello spazio teatrale come luogo unico e privilegiato di inclusione, conoscenza, crescita e creatività. Gli alunni, con la guida e lo stimolo del docente De Prosperis e l’aiuto delle docenti Tondi e Giordani, hanno: scritto di loro pugno tre delle cinque scenette, lavorando in sinergia anche virtualmente esercitando così anche le loro competenze digitali; creato la locandina dell’evento; pensato ai vestiti da indossare e gli oggetti da portare in scena; presentato ed introdotto egregiamente compagni e compagne e non è mancato alla fine neanche l’accompagnamento pianistico, grazie alle doti artistiche degli studenti. Durante l’anno la classe ha avuto modo di studiare la storia del teatro, di andare a teatro, di vedere tramite la rete le opere del nostro celebre commediografo Carlo Goldoni e di sperimentare personalmente “il lavoro dell’attore”. Gli alunni hanno privilegiato il genere comico e l’umorismo, che indagando e dissacrando personaggi, sentimenti, stereotipi e nevrosi quotidiane, ci aiuta a ridere e sorridere, risolvere conflitti e difficoltà con umiltà, coraggio, sensibilità e saggezza. E come recita l’adagio letterario declamato da uno degli studenti sul palco: “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuole esser lieto sia, di doman non c’è certezza.”
De Prosperis Flavio